Foto do autor
21 Works 31 Membros 2 Reviews

Obras de Gianfranco Morra

Etiquetado

Conhecimento Comum

There is no Common Knowledge data for this author yet. You can help.

Membros

Resenhas

Un libro che non si legge come gli altri libri. Questo lo si tiene sul comodino, a portata di mano, per "vivere" prima e poi "philosophari". - "Primum vivere, deinde philosophari" - (lat. «prima [si pensi a] vivere, poi [a] fare della filosofia»). Frase ripetuta talvolta, anche con significato estensivo, come richiamo a una maggiore concretezza e a una maggiore aderenza agli aspetti pratici della vita; viene tradizionalmente attribuita al filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679), ma probabilmente è molto più antica.

Ecco, questa frase mi è subito tornata alla mente quando ho avuto tra le mani questo libro. Certo che affrontare un argomento del genere in piena estate, con questo caldo da primato, non lascia ben sperare sulla qualità di una recensione. Invece intendo parlarne con serietà come merita un libro di oltre quattrocento pagine. Il sottotitolo avverte che l’autore, apprezzato saggista e già docente di Sociologia della conoscenza Gianfranco Morra, raccoglie come in un atlante, appunto, l’essenziale di quella branca del sapere umano che va sotto il nome di “filosofia”.

Quasi tre millenni di pensiero. Per fortuna solo quello occidentale, concentrato sulla storia dell’Europa, dove, scrive l’autore, è nata. Il manuale si distende in 197 schede, le pagine si leggono singolarmente da sinistra a destra, opportunamente titolate. In una intervista l’autore ha dichiarato che è vero che bisogna prima vivere e poi fare filosofia, perchè non poche filosofie sono finite nell’astratto e nell’irreale, ed è sempre giusta l’esigenza di concretezza che però non può sostituire una riflessione teorica.

Se qualcuno pensa che la filosofia non serve e senza la quale si rimane tale e quale, il filosofo Morra risponde che bisogna prima intendersi cosa si intende con questa parola “servire”. Soltanto in apparenza la filosofia ha una sostanza di inutilità. Essa, infatti, ha una precisa funzione formativa, innalza la mente dal particolare all’universale, abitua alla sintesi. Si può pensare che questa sintesi dimentichi la pluralità delle cose, creando una sorta di scatola chiusa. Il sapere filosofico, però, è sempre critico, nasce dal dubbio, vedi Cartesio e Socrate, si ritorna sempre al dubbio.

Ogni filosofia non è mai definitiva, prevaricatrice, finale. Il pensiero filosofico nasce dalla meraviglia, dal perchè, dalla continua domanda, dalla richiesta di una risposta. Una vera scienza dell’essere, nata con Parmenide e Pitagora, tocca ogni uomo, in quanto dotato di ragione. Un pensiero “innato”, che in un primo momento è venuto dalla religione. Poi successivamente con i greci avviene il miracolo, diventa un’attività razionale autonoma, è amore per la “saggezza”.

La religione reagì male, Anassagora fu cacciato da Atene, Socrate condannato a morte. Col cristianesimo andò meglio. La reazione ci fu solo all'inizio. Reagì male solo in un primo tempo, poi le due attività trovarono una convivenza. A partire da Sant'Agostino ragione e fede si sposarono: «credere per capire e capire per credere». Nacque la filosofia europea, della quale la religione non era il «contrario», ma un «oltre».

Secondo Morra fu una scoperta europea. Nessun’altra civiltà ha avuto qualcosa di simile. L'ebreo Husserl, mentre cresceva la follia sanguinaria di Hitler, ha richiamato alla necessità di recuperare la filosofia, senza la quale non ci sarebbe più Europa. Nel mondo anglosassone chiunque sia titolato per la competenza in qualunque disciplina è un Ph. D., ossia «phil doctor», un «dottore in filosofia». Bisogna dire che la filosofia spesso si è trasformata in mode passeggere. Questo accade in epoche di decadenza, come ad esempio negli anni ottanta si diffuse la passione per Epicuro, oggi per l’orientalismo in cui si mescolano il buddismo e il pensiero magico.

L'orientalismo nasce dalla paura del sapere scientifico e tecnologico, che distrugge la natura e l'equilibrio psichico dell'uomo. Il buddhismo, che è una «religione atea» (né Dio né immortalità dell'anima) offre una consolazione nella compassione e nell'annullamento. Sono religioni surrogatorie di quella cristiana, ormai troppo inclinata sul mondo.L'orientalismo esprime una esigenza di salvezza, più religiosa che filosofica. È pur sempre una prova che l'uomo non può vivere senza un «al-di-là», ma la razionalità filosofica è piuttosto assente. Tanto è vero che questo revival religioso si mescola con usanze magiche come i tarocchi, la cartomanzia, le medicine alternative, l'astrologia.

La politica è nata con la filosofia, con Platone e Aristotele. Sempre ogni politica ha alle sue spalle una concezione della vita e della morale. Anche oggi: se la politica è divenuta quel disastro che vediamo, molto dipende dal fatto che ha preteso di fare a meno delle ideologie, che sono la mediazione tra filosofia e politica. Nonostante tutto c'è ancora spazio nella nostra epoca per la filosofia. L’autore vede qualche rinascita filosofica dietro l'angolo anche se il nostro tempo predilige una filosofia come strumento delle scienze umane.

Non è un caso se sono nate decine di «scienze del genitivo», qualcuno dice «dei genitali»: le «filosofie di». Prevale un sapere frammentato della contemporaneità, cioè antifilosofico. La grande sintesi filosofica europea si è rotta, ma senza filosofia la religione diventa fideismo, la scienza scientismo, l'arte divertimento, la morale si fa situazionismo, la politica tecnologia. Difficile, secondo Morra una rinascita, per ora, poca, c’è attesa e aspirazione.

Gli uomini hanno capito che la società del fare e del produrre è incapace di dare un senso alla vita, lo sta cercando. La nostra epoca mescola angoscia e nostalgia. Si sta rendendo conto, come diceva Aristotele, che anche chi nega la filosofia deve avere una filosofia. Se vuole capire chi è, cosa deve fare e sperare. Come diceva Hegel, «la filosofia è il proprio tempo appreso col pensiero». Se l'uomo vuole essere ancora uomo.

… (mais)
 
Marcado
AntonioGallo | 1 outra resenha | Nov 2, 2017 |
Un libro che non si legge come gli altri libri. Questo lo si tiene sul comodino, a portata di mano, per "vivere" prima e poi "philosophari". - "Primum vivere, deinde philosophari" - (lat. «prima [si pensi a] vivere, poi [a] fare della filosofia»). Frase ripetuta talvolta, anche con significato estensivo, come richiamo a una maggiore concretezza e a una maggiore aderenza agli aspetti pratici della vita; viene tradizionalmente attribuita al filosofo inglese Thomas Hobbes (1588-1679), ma probabilmente è molto più antica.

Ecco, questa frase mi è subito tornata alla mente quando ho avuto tra le mani questo libro. Certo che affrontare un argomento del genere in piena estate, con questo caldo da primato, non lascia ben sperare sulla qualità di una recensione. Invece intendo parlarne con serietà come merita un libro di oltre quattrocento pagine. Il sottotitolo avverte che l’autore, apprezzato saggista e già docente di Sociologia della conoscenza Gianfranco Morra, raccoglie come in un atlante, appunto, l’essenziale di quella branca del sapere umano che va sotto il nome di “filosofia”.

Quasi tre millenni di pensiero. Per fortuna solo quello occidentale, concentrato sulla storia dell’Europa, dove, scrive l’autore, è nata. Il manuale si distende in 197 schede, le pagine si leggono singolarmente da sinistra a destra, opportunamente titolate. In una intervista l’autore ha dichiarato che è vero che bisogna prima vivere e poi fare filosofia, perchè non poche filosofie sono finite nell’astratto e nell’irreale, ed è sempre giusta l’esigenza di concretezza che però non può sostituire una riflessione teorica.

Se qualcuno pensa che la filosofia non serve e senza la quale si rimane tale e quale, il filosofo Morra risponde che bisogna prima intendersi cosa si intende con questa parola “servire”. Soltanto in apparenza la filosofia ha una sostanza di inutilità. Essa, infatti, ha una precisa funzione formativa, innalza la mente dal particolare all’universale, abitua alla sintesi. Si può pensare che questa sintesi dimentichi la pluralità delle cose, creando una sorta di scatola chiusa. Il sapere filosofico, però, è sempre critico, nasce dal dubbio, vedi Cartesio e Socrate, si ritorna sempre al dubbio.

Ogni filosofia non è mai definitiva, prevaricatrice, finale. Il pensiero filosofico nasce dalla meraviglia, dal perchè, dalla continua domanda, dalla richiesta di una risposta. Una vera scienza dell’essere, nata con Parmenide e Pitagora, tocca ogni uomo, in quanto dotato di ragione. Un pensiero “innato”, che in un primo momento è venuto dalla religione. Poi successivamente con i greci avviene il miracolo, diventa un’attività razionale autonoma, è amore per la “saggezza”.

La religione reagì male, Anassagora fu cacciato da Atene, Socrate condannato a morte. Col cristianesimo andò meglio. La reazione ci fu solo all'inizio. Reagì male solo in un primo tempo, poi le due attività trovarono una convivenza. A partire da Sant'Agostino ragione e fede si sposarono: «credere per capire e capire per credere». Nacque la filosofia europea, della quale la religione non era il «contrario», ma un «oltre».

Secondo Morra fu una scoperta europea. Nessun’altra civiltà ha avuto qualcosa di simile. L'ebreo Husserl, mentre cresceva la follia sanguinaria di Hitler, ha richiamato alla necessità di recuperare la filosofia, senza la quale non ci sarebbe più Europa. Nel mondo anglosassone chiunque sia titolato per la competenza in qualunque disciplina è un Ph. D., ossia «phil doctor», un «dottore in filosofia». Bisogna dire che la filosofia spesso si è trasformata in mode passeggere. Questo accade in epoche di decadenza, come ad esempio negli anni ottanta si diffuse la passione per Epicuro, oggi per l’orientalismo in cui si mescolano il buddismo e il pensiero magico.

L'orientalismo nasce dalla paura del sapere scientifico e tecnologico, che distrugge la natura e l'equilibrio psichico dell'uomo. Il buddhismo, che è una «religione atea» (né Dio né immortalità dell'anima) offre una consolazione nella compassione e nell'annullamento. Sono religioni surrogatorie di quella cristiana, ormai troppo inclinata sul mondo.L'orientalismo esprime una esigenza di salvezza, più religiosa che filosofica. È pur sempre una prova che l'uomo non può vivere senza un «al-di-là», ma la razionalità filosofica è piuttosto assente. Tanto è vero che questo revival religioso si mescola con usanze magiche come i tarocchi, la cartomanzia, le medicine alternative, l'astrologia.

La politica è nata con la filosofia, con Platone e Aristotele. Sempre ogni politica ha alle sue spalle una concezione della vita e della morale. Anche oggi: se la politica è divenuta quel disastro che vediamo, molto dipende dal fatto che ha preteso di fare a meno delle ideologie, che sono la mediazione tra filosofia e politica. Nonostante tutto c'è ancora spazio nella nostra epoca per la filosofia. L’autore vede qualche rinascita filosofica dietro l'angolo anche se il nostro tempo predilige una filosofia come strumento delle scienze umane.

Non è un caso se sono nate decine di «scienze del genitivo», qualcuno dice «dei genitali»: le «filosofie di». Prevale un sapere frammentato della contemporaneità, cioè antifilosofico. La grande sintesi filosofica europea si è rotta, ma senza filosofia la religione diventa fideismo, la scienza scientismo, l'arte divertimento, la morale si fa situazionismo, la politica tecnologia. Difficile, secondo Morra una rinascita, per ora, poca, c’è attesa e aspirazione.

Gli uomini hanno capito che la società del fare e del produrre è incapace di dare un senso alla vita, lo sta cercando. La nostra epoca mescola angoscia e nostalgia. Si sta rendendo conto, come diceva Aristotele, che anche chi nega la filosofia deve avere una filosofia. Se vuole capire chi è, cosa deve fare e sperare. Come diceva Hegel, «la filosofia è il proprio tempo appreso col pensiero». Se l'uomo vuole essere ancora uomo.

… (mais)
 
Marcado
AntonioGallo | 1 outra resenha | Nov 2, 2017 |

Estatísticas

Obras
21
Membros
31
Popularidade
#440,253
Avaliação
4.0
Resenhas
2
ISBNs
7
Idiomas
1