Scaricato gratuitamente da Amazon dopo averne intercettato l’offerta su Goodreads, questo primo romanzo del romano Alessandro Ligi si è rivelato una lettura piacevole e per lunghi tratti appassionante al dilà dei suoi difetti. Questi ultimi sono quelli soliti connessi all’autopubblicazione e alla mancanza di un editing rigoroso: alcune ridondanze, il superfluo di troppo e quel pizzico di autocompiacimento che si nasconde soprattutto nelle riflessioni un po’ avulse dal contesto che allungano inutilmente il brodo. Un problema non proprio secondario, visto che di una trama gialla si tratta e perciò le cadute di ritmo si fanno particolarmente sentire, ma l’insieme regge in modo egregio e il tempo dedicatovi è comunque ben speso. Giulio, aspirante giornalista italiano che sbarca il lunario in un call center parigino, si innamora di una ragazza che sembra essere stata ritratta in un quadro risalente a trent’anni prima: per risolvere il mistero, si mette alla ricerca di David, l’autore del dipinto, che, una volta scovato, per spiegargli la faccenda senza sembrare pazzo è costretto a raccontare l’intera sua esistenza. Il lungo flashback è il cuore del libro, tanto che alla fine la ‘cornice’ dà l’impressione di occupare troppo spazio, e conduce senza forzature a chiudere il cerchio mediante le doti di preveggenza, alimentate dai pennelli e dal vino, dell’artista: doti che ne hanno caratterizzato l’esistenza regalandogli i problemi, ma anche le soluzioni, oltre che l’amore di una donna affascinante. A proposito di gentil sesso, sia Giulio sia David sono infallibili cacciatori di gonnelle che neppure James Bond: sebbene sia un aspetto secondario, un maggior equilibrio avrebbe certamente giovato.