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Summer Light, and Then Comes the Night (2005)

de Jón Kalman Stefánsson

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MembrosResenhasPopularidadeAvaliação médiaMenções
26316101,009 (3.75)11
"Sometimes, in small places, life becomes bigger. Sometimes a distance from the world's tumult opens our hearts and our dreams. In a village of four hundred souls, the infinite light of an Icelandic summer makes its inhabitants want to explore, and the eternal night of winter lights up the magic of the stars. The village becomes a microcosm of the age-old conflict between human desire and destiny, between the limits of reality and the wings of the imagination. With humor, poetry, and a tenderness for human weaknesses, Stefnsson explores the question of why we live at all"--… (mais)
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Alla ricerca del senso nella quotidianita’ oppure della Geworfenheit (thrownness) di Heidegger, chissa’ ...

Hai mai riflettuto, del resto, su quante cose siano affidate al caso, su come tutto lo sia? Puo’ essere un pensiero maledettamente sgradevole, di rado si trova nel caso un barlume di senso e la nostra vita e’ dunque poco piu’ di un errare senza meta, questa vita che a volte sembra poter andare per ogni dove e poi s’interrompe in mezzo ad una frase… (11)

C’e chi gli ha chiesto se ha visto manifestarsi Dio, forse e’ piu’ che sufficiente avere il cielo e il latino, le stelle non ti abbandonano mai mentre certo non si puo’ dire altrettanto di Dio. (27)

Le lacrime sono fatte come remi, il dolore e la tristezza vogano. Chi piange a un funerale, piange nondimeno la propria morte e quella del mondo, perche’ tutto muore e alla fine non resta niente. (62)
Ma c’e’ chi si dibatte ancora con l’Amicizia stellare di Nietzsche.

Ma quello che e’ stato e’ stato e non si cancella, e ti cambia il paesaggio interiore in un modo che le parole servono a ben poco. (71)

Del resto si possono dire tante cose sull’essere umano. La maggior parte delle persone ha dentro la bellezza quanto la sporcizia. L’uomo e’ un essere complesso, una sorta di labirinto, ed e’ facile smarrirsi se ci si inoltra per cercare spiegazioni. (142)
Ed e’ ancora lui, Nietzsche, che con la piena cognizione dell’origine se ne aumenta l’insignificanza, ossia non serve a nulla.

Parliamo, scriviamo, raccontiamo di piccole e grandi cose per cercare di capire, di arrivare a qualcosa, di afferrare l’essenza che pero’ si allontana sempre piu’ come l’arcobaleno. Nelle storie antiche si dice che l’uomo non possa guardare Dio, equivarrebbe alla morte, e senza dubbio vale lo stesso per quello che cerchiamo - la ricerca stessa e’ lo scopo, il risultato ce ne priverebbe. E ovviamente e’ la ricerca che ci insegna le parole per descrivere lo splendore delle stelle, il silenzio dei pesci, il sorriso e lo sconforto, la fine del mondo e la luce dell’estate. Abbiamo un compito, a parte baciare labbra; sai per caso come si dice “ti desidero” in latino? E come si dice in islandese? (165)

Questa sera desidero parlare dei possibili confini dell’universo, dei possibili confini dell’esistenza.
Ti puoi immaginare come tutti drizzammo le orecchie.
D’altra parte e’ presumibile che ben pochi di noi avrebbero desiderato sprecare la serata a meditare su questioni del genere, abbiamo gia’ abbastanza da fare nel nostro tempo libero, oltretutto gli studi dimostrano che questo genere di elucubrazioni favorisce l’alcolismo e l’abuso di sonniferi e antidepressivi. L’Astronomo disse che l’uomo non capira’ mai la vita, non si orientera’ mai nelle sue dimensioni, la sua essenza va oltre l’immaginazione eppure allo stesso tempo e’ cosi’ ovvia, cosi’ semplice che non c’e’ modo di afferrarla. Gia’ a quelle parole ci venne il capogiro. (169-70)

… come spesso vanno le cose, il mondo e’ pieno di sogni che non si avverano, svaniscono e si depositano come rugiada nel cielo e si trasformano in stelle nella notte. (171)

E’ rischioso avvicinarsi troppo ai propri sogni, possono renderti fiacco nei confronti della vita, sostituirsi alla volonta’, e cos’e’ un uomo senza volonta’? (198)

… non riesco a liberarmi dal sospetto che sia il caso a governare ogni cosa, che tutto nasca da li’, perfino goni senso ed ogni scopo; gli uccelli continuano a volare alti nel cielo, perche’ dovremmo preoccuparci di una cultura, di una civilta’ sopra di noi? (201)

E gli uccelli dipinti sono cosi’ vivi che il gatto del vicinato, un diavolo giallognolo che ci ha privato di ben piu’ volatili di quanto ce ne fosse bisogno, ha continuato a saltare contro il muro per intere settimane, glielo vedevi chiaramente sul muso, e da allora non e’ piu’ stato il cacciatore di una volta, e poi si dice che l’arte non abbia influenza sulla vita. (219)

Ma la vita fugge in ogni direzione e si conclude a meta’ frase, e allora non c’e’ niente di meglio che svegliarsi presto la mattina e guardare la superficie del mare, e lasciar scorrere il tempo.
Il mare, una tazza di caffe’, l’edredone (anatra marina) che cicaleccia, le rocce che si immergono, e poi riemergono a respirare. Due sono le cose che faccio - respirare e pensare a te. (258-9)

… resta li’ a riflettere, guarda il panorama inospitale, scrive: Vado a londra, ci pensa su a lungo, poi mette un punto esclamativo ma se ne pente subito, la frase diventa cosi’ goffa, come se fosse una gran notizia andare dove migliaia di islandesi vanno ogni anno. Sbuffa, si alza, si affretta a comprare un’altra cartolina, ci scrive il nome di lei e poi: Vado a Londra. Punto, niente punto esclamativo. Poi bisogna dare qualche spiegazione, scrive: Il mondo e’ grande. Punto, che dopo averci pensato parecchio trasforma in una virgola: ed e’ ovvio che uno voglia vederne almeno un pezzo. Cosi’ va bene, si appoggia all’indietro soddisfatto, si fa una lunga sorsata di bitta … (280)

Benedikt e’ in un pub con una pinta di birra in mano, guarda la gente che passa fuori, la potenza dei fiumi di vita, pensa alle dimensioni della citta’, alla storia, alla mummia, beve la birra ed e’ completamente spiazzato perche’ tutto questo, la mummia, la moltitudine, la storia, non e’ che una scemenza, niente di niente in confronto ad un’unica donna in un minuscolo paese in una terra lontana da tutto ma vicini all’inverno eterno e al buio soffocante, una terra che sarebbe completamente disabitata se una corrente calda dell’oceano non la lambisse. … Che senso avrebbe il mondo se lei non ci fosse, che cosa ce ne faremmo delle mummie, della storia, della gente, dell’aria azzurra? (283)
Sull’utilita’ e il danno della storia per la vita:
“Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria non saprà mai cos'è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri." Nietzsche





I migliori: Cos'e' analogo al termine "fine del mondo" e Che senso avrebbe il mondo senza di lei?

( )
  NewLibrary78 | Jul 22, 2023 |
Un minimalista che scava nella profondità dell'animo umano, Stefansson. "Parliamo, scriviamo, raccontiamo di piccole e grandi cose per cercare di capire, di arrivare a qualcosa, di afferrare l'essenza che però si allontana sempre più come l'arcobaleno". ( )
  carben | Jan 30, 2023 |
Construida a partir de pinceladas breves, Luz de verano, y después la noche retrata de forma peculiar y cautivadora una pequeña comunidad de la costa islandesa alejada del tumulto del mundo, pero rodeada de una naturaleza que les impone un ritmo y una sensibilidad particularísimos. Allí, donde parecería que los días se repiten y un invierno entero podría resumirse en una postal, la lujuria, los anhelos secretos, la alegría y la soledad enlazan los días y las noches, de forma que lo cotidiano convive con lo extraordinario.

Con humor y ternura por las debilidades humanas, Stefánsson se sumerge en una serie de dicotomías que marcan nuestras vidas: la modernidad frente a la tradición, lo místico frente a lo racional y el destino frente a la casualidad.
  bibliotecayamaguchi | Aug 12, 2022 |
If you expect a conventional novel, look elsewhere - "Summer Light, and Then Comes the Night" is anything but. It has a weird narrator (an almost omnipresence of a type (although it does not know everything so not exactly) but with a "we" voice which reads more like a chorus from a classic play than anything else) and it is a more of a collection of stories with connecting episodes (from that narrator voice) than an actual novel. Add the jumps in time between the different chapters/stories (the last one is not the last one chronological) and it almost does not feel like a novel. And yet, it somehow does - those connections and the references between the parts and the characters which show up in multiple parts. Maybe a better word would be chronicle or saga (although these tend to go chronologically) so that is not the correct type either. It is all of them and none of them...

The novel is the story of a small village in Iceland in the late 1980s (for the main story), filled with people who appear to be normal but as everyone else have something interesting in their life. A man who starts dreaming in Latin and decides to leave his work as the director of the local Knitting company and to become an astronomer. The company itself, existing only because it was needed by someone so he is reelected, ends up closing and leaving a lot of people in the small village unemployed; a man comes home after having vowed never to do that; love and lust gets exposed in ways noone expects. Each part adds more details to a story we thought we knew, adding missing pieces, clarifying, connecting. And somewhere in all that emerges the story of a village which is very Icelandic, very normal... and not normal at all. It is the village that emerges as the main character - all the people in it are the supporting cast which makes it alive.

I suspect that this novel won't be for everyone - between the narrator style, the disjointed narrative and the somewhat uneven parts (but then, not everyone's life can be interesting), it is a weird novel. I still cannot decide if I liked it a lot or if it annoyed me - but I am glad I read it and I am interested in exploring other books by the author. Plus a non-crime Icelandic novel was an interesting way to see Iceland. ( )
  AnnieMod | Mar 20, 2022 |
An interesting portrait of a village with a large dose of sexuality. At times, it was difficult to keep the various characters straight, partially because of the unfamiliarity of the Icelandic names. ( )
  ReluctantTechie | Oct 31, 2021 |
Mostrando 1-5 de 16 (seguinte | mostrar todas)
Store drømmer og små menneskeliv smelter sammen til en helstøpt litterær enhet i denne vakre romanen.

Samtidig tilbyr Stefánsson også et skarpt portrett av et Island i en brytningstid. På vei fra en etterkrigsperiode der Bondepartiet og samvirkelagene bestemte det meste, og over i en postmoderne, liberalistisk nåtid.
adicionado por annek49 | editarVG, Sindre Hovdenakk (May 19, 2018)
 
At han aldri har fått prisen han har vært nominert til fire ganger, nærmer seg en skandale
Endelig er Jón Kalman Stefánssons «Sommerlys – og så kommer natten» oversatt til norsk.
adicionado por annek49 | editarDagbladet, Cathrine Krøger (Web site pago) (May 18, 2018)
 
En slik fryd å lese at man nesten vil holde den hemmelig
Jón Kalman Stefánssons gjennombruddsroman er en slags «Flåklypa Tidende» fra den islandske landsbygda, men vakrere
adicionado por annek49 | editarDN, Bjørn Gabrielsen (May 18, 2018)
 
I min søgen efter et passende indgangscitat fra denne bog, stod jeg over for den sjældne udfordring, at der nærmest ikke er en side, et afsnit, ja, knapt en linje, der ikke kan stå alene som et lysende eksempel på stor sprogkunst. Hvem skulle have troet, at 400 sjæle i en afsides landsby på Islands vestkyst kan rumme et så rigt univers af skæbner og vild poesi? I denne roman er verden hvid som en englevinge, tårer er formet som robåde, og man skælver enten af lykke eller for meget kaffe. En nat begynder direktøren for Trikotagefabrikken at drømme på latin, og da strømmen går en vinteraften, siger vulkanmanden Hannes til sin søn, der er ligeså lys i huden som en elpære, ”stil dig op her hos mig, så jeg kan se til at læse”. Dette er dog blot et par af de personer, der dukker op i skiftevis hoved- og biroller, og hvis historier og skæbner væves sammen til en sanselig, burlesk og varm beretning om, hvad det vil sige at være menneske på godt og ondt. Med denne underlige version af magisk realisme skriver Jón Kalman noget frem, som jeg aldrig før har set. Han vibrerer som en overspændt elastik, og han pirker til en nerve, der får det til at spjætte i arme og ben på læseren. Hele historien er desuden spundet ind i en humor så befriende, at det vil få den store Halldór Laxness til at vride sig af grin i graven.
adicionado por 2810michael | editarVillabyerne, Signe Langtved Pallisgaard
 
Det er kærlighed ved første blik, eller hvordan man nu skal udtrykke det, når man forgabt og fortumlet vælter bagover af begejstring. 'Sommerlys, og så kommer natten' er fuldstændig og totalt uimodståelig. Et svimlende møde med islandske lidenskaber, spøgerier, sorger, glæder, skuffelser og tragedier ... Jón Kalman Stefánsson har endnu ikke modtaget Nordisk Råds Litteraturpris, men det kan bestemt ikke vare længe.
adicionado por 2810michael | editarJyllands-Posten, Henriette Bacher Lind
 

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Nome do autorFunçãoTipo de autorObra?Status
Stefánsson, Jón Kalmanautor principaltodas as ediçõesconfirmado
Cosimini, SilviaTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Roughton, PhilipTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Swedenmark, JohnTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Wetzig, Karl-LudwigTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado

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Dedicatória
Primeiras palavras
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Now, we'd almost written that what made our village unique was that it wasn't unique at all; but apparently that isn't true.
Citações
Últimas palavras
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Aviso de desambiguação
Editores da Publicação
Autores Resenhistas (normalmente na contracapa do livro)
Idioma original
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CDD/MDS canônico
LCC Canônico

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"Sometimes, in small places, life becomes bigger. Sometimes a distance from the world's tumult opens our hearts and our dreams. In a village of four hundred souls, the infinite light of an Icelandic summer makes its inhabitants want to explore, and the eternal night of winter lights up the magic of the stars. The village becomes a microcosm of the age-old conflict between human desire and destiny, between the limits of reality and the wings of the imagination. With humor, poetry, and a tenderness for human weaknesses, Stefnsson explores the question of why we live at all"--

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