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FREEDOM AT MIDNIGHT de LARRY COLLINS AND…
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FREEDOM AT MIDNIGHT (original: 1976; edição: 1976)

de LARRY COLLINS AND DOMINIQUE LAPIERRE

MembrosResenhasPopularidadeAvaliação médiaMenções
1,2803014,948 (4.24)50
A detailed narrative of the thirteen months leading to the independence of the Indian subcontinent in February 1948, centering on major and minor figures and on the social and personal upheavals attendant on independence and partition.
Membro:cathedralist
Título:FREEDOM AT MIDNIGHT
Autores:LARRY COLLINS AND DOMINIQUE LAPIERRE
Informação:VIKAS PUBLISHING, NEW DELHI (1976), Hardcover
Coleções:Sua biblioteca
Avaliação:
Etiquetas:Nenhum(a)

Informações da Obra

Freedom at Midnight de Larry Collins (1976)

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This is not of course the film but the book which was made into the film 'Viceroy's House'. I was not impressed when I saw the cover, a still from the film; or when I saw Mountbatten mentioned in the preface by the ridiculously distorted title 'Admiral of the Fleet Lord Louis Mountbatten, Earl of Burma'; or by the map of 'India on the day of partition, 15 August 1947' which in fact dates from no earlier than 1955 (creation of West Pakistan), and shows an Andhra Pradesh with a boundary that never existed. However, the book far exceeds expectations and is well worth reading, with detailed information about Mountbatten's involvement (drawn from interviews with him) and the murder plot against Gandhi. One does have to take into consideration an undercurrent of justification for the British Empire.
  jgoodwll | Apr 18, 2024 |
Quando Selma Rauf Hanim, l’interprete che anima il romanzo “Da parte della principessa morta” di Kenizé Mourad, fugge dall’India degli ultimi raja verso Parigi, il sub continente indiano è percorso dai fremiti d'indipendenza dal giogo della Corona inglese, ma è soprattutto lacerato dai crescenti contrasti tra indù e musulmani, una contrapposizione sempre più violenta che finirà per smembrare l’impero, ormai ex, in due nazioni (ma sarebbe meglio dire in tre), nel ferragosto del 1947, l’estate dove tutto ha inizio. La drammatica stagione in cui centinaia di morti segneranno la migrazione forzata di due comunità separate da una religione verso le terre del Pakistan occidentale ed orientale (quest’ultimo diverrà poi il Bangladesh nel 1971) e dell’India di Gandhi, paradosso di quella “non violenza” che avrebbe dovuto condurre ad una ritrovata libertà.

Quella notte d'agosto il primo Primo Ministro indiano, Jawaharlal Nehru, annunciò l'apoteosi della sua nazione: “Molti anni fa abbiamo fatto un incontro con il destino, e ora arriva il momento in cui manterremo la nostra promessa. A mezzanotte, mentre il mondo dorme, l’India si risveglierà alla vita e alla libertà”

A raccontare tutto ciò, ed a farlo in modo magistrale, sono il rodato duo francese Dominique Lapierre e Larry Collins, navigati giornalisti d’inchiesta noti al grande pubblico per libri quali “Gerusalemme! Gerusalemme!” o “Parigi brucia”. Quattro anni di ricerche, 250 mila chilometri percorsi, senza disdegnare cavallo ed elefante, oltre seimila pagine di testimonianze originali e più di diecimila documenti di archivio, cui si sommano migliaia di fotografie, registrazioni audio e video, tutto ciò per mettere nero su bianco questo “Stanotte la libertà” (Mondadori, 1975, traduzione di Francesco Saba Sardi). Un libro e un racconto che si distinguono per l’accuratezza con cui l’impianto narrativo, che è poi anche quello storico e della cronaca, è stato costruito.

Parliamo di un’opera densa, di oltre 500 pagine, il cui stile tra romanzo e inchiesta giornalistica lo rende assai più agile e dinamico di un saggio classico. Gli eventi, i personaggi, piccoli o “grandi” che siano, hanno il sopravvento e come attori circondati da migliaia di comparse riempiono, talvolta saturano, la scena. Ciò per dire che il vero protagonista resta il racconto dei fatti che, anche ove emerge l’incomprensibile crudeltà degli eventi, non si trasforma mai in una lamentazione per una parte o per l’altra (pur nascondendo tra le pieghe qualche inevitabile preconcetto), discreto esempio di equilibrio già dimostrato da Larry Collins e Dominique Lapierre nel narrarci della liberazione di Parigi e dell'assedio di Gerusalemme. Gli autori, secondo le parole spese all’uscita del libro nel 1975, “hanno ricreato i giorni tumultuosi in cui un subcontinente e i suoi 400 milioni di abitanti divennero liberi, solo per scoprire che il prezzo della loro libertà era la spartizione del loro Paese, la guerra, le rivolte e l'omicidio”.

Questo libro condensa dunque gli eventi che portarono alla rapidissima disintegrazione nel 1947 di quello che gli inglesi amavano definire il “più grande gioiello della Corona”: l’India. Un’operazione complessa, di straordinaria difficoltà e talvolta di crudeltà, ma che ha sottratto al volere di Dio, o meglio al potere politico di chi in nome di qualsivoglia divinità avrebbe voluto un paese tutto per se, affidandolo a due uomini, Sir Stafford Cripps e Lord Mountbatten, gli artefici della divisione del Paese e forse anche dell’inizio di quel progressivo ed inevitabile sgretolamento di un’epoca, quella coloniale, governata da inglesi, francesi, olandesi e portoghesi.

“Stanotte la libertà” è la testimonianza delle tribolate negoziazioni che portarono a quella storica mezzanotte in cui tutto finiva e tutto iniziava. La narrazione dell’interminabile disputa tra musulmani e indù, tanto emotiva quanto politica. Con pagine pregne del carisma di Gandhi e della logica di Nehru, pagine che si affollano nei momenti più drammatici della narrazione fondendosi quasi nella mobilitazione di milioni di persone che sposarono il satyagraha (la resistenza passiva) o raccogliendo tra le righe le tensioni politiche che contrapponevano il Partito del Congresso del Mahatma Gandhi e di Jawaharlal Nehru alla Lega Musulmana di Mohammed Ali Jinnah che chiedeva inflessibilmente la nascita dello Stato teocratico, islamico e separatista del Pakistan. Tensioni che, una volta non più stemperate dalle forze dell’Impero, provocarono la migrazione di massa di qualcosa come quasi 17 milioni di persone e generarono terribili violenze, che avrebbero causato circa un milione di morti. La frettolosa divisione lasciò 44 milioni di musulmani nell’Unione indiana, causò innumerevoli reciproche carneficine, la prima delle tre guerre indo-pakistane per il Kashmir (1947- 48) e indirettamente l’assassinio di Gandhi, da parte di un fanatico indù, nel gennaio 1948.

Nella storia che Lapierre e Collins ci raccontano ci sono treni e convogli carichi di famiglie, uomini, donne, anziani, bambini che, in base ad una linea tracciata sulla mappa e in funzione dell'appartenenza religiosa, dovettero lasciare le loro case e migrare altrove scegliendo tra l’India e il Pakistan (due Pakistan in verità, occidentale e orientale, prima che uno diventi il Bangladesh un ventennio dopo). Carovane che erano assaltate, massacrate, da una parte e dall’altra, dimenticando la misericordia di qualsiasi dio potesse essere in cielo. Persone che avrebbero formato nuove comunità dentro nuovi confini, lasciando da un lato le coltivazioni, dall’altro le fabbriche per la lavorazione delle colture. L’imponente migrazione di massa di quel periodo è oggi ricordata come una delle più grandi del ventesimo secolo.

Nello stile che li contraddistingue, talvolta eccedendo nell’uso di uno stile ornato, denso di aggettivi enfatici che emergono in modo cadenzato con una certa ripetitività (non sempre empatica), quasi non bastasse il dramma raccontato a disturbare la nostra sensibilità, gli autori hanno tuttavia la capacità di mostrarci gli eventi come in un film, scena dopo scena, in un impeccabile il lavoro di sceneggiatura da fiction piuttosto che documentaristica, a partire dalla caratterizzazione dei personaggi, alcuni dei quali monumenti della storia come Gandhi o protagonisti indiscussi degli accadimenti, come Lord Mountbatten, ai cui diari personali hanno sapiente attinto a quattro mani. Poco importa se, di tanto in tanto, la camera si sposta ad inquadrare, rallentando l’azione, i dettagli degli abiti, degli oggetti, dei gesti, quasi a volerci distrarre dalla complessità del pensiero indiano o dal dramma in corso. Vorrà dire che ne approfitteremo per prendere fiato, per guardarci intorno. Ed anche per sollevare qualche perplessità su alcuni parallelismi geografici e paesaggistici che, per chi come me ha viaggiato in India, paiono a volte non esattamente coerenti alla realtà. Ma si sa, talvolta l’enfasi narrativa cerca di ammorbidire la crudezza della cronaca e qualcosa si deve sacrificare.

Qualche pregiudizio emerge, è indubbio. Così come è inevitabile dovendo affrontare chi scrive un evento di tale portata sociale e complessità politica e religiosa. Tra le righe si materializza, ad esempio, l’idea di una élite politica indiana inadeguata nella gestione della transizione verso l'indipendenza del proprio Paese, ma resta tuttavia un pensiero, poca cosa senza prove tangibili circa al fatto che la contingenza storica avrebbe consentito scenari e risultati differenti. C’è poi il limite offerto da una visione tutta occidentale dello scenario raccontato, punto di vista che in qualche modo sfuma il concetto orientale di rispetto ai secolari dogmi culturali, così come alla complessità della psicologia religiosa e del misticismo indiano (ben esplicitato in libri come “Da parte della principessa morta” di Kenizé Mourad), tutti fattori che portarono a cruenti contrasti tra le comunità e che fecero da leva alla spartizione dell’impero da parte degli inglesi. Detto ciò, resta fuori discussione che la forza travolgente della narrativa epica del duo francese riduce tali pregiudizi ad una questione marginale del dibattito accademico e nulla toglie alla godibilità della lettura. ( )
  Sagitta61 | Nov 7, 2023 |
A masterpiece. This is the best book I have read on India's freedom movement, partition, and turbulent times that have ensued after the partition. Meticulous research and gripping narration ( )
  harishwriter | Oct 12, 2023 |
This book is an old classic and I am surprised I had not read it until now. The book is racy and well-paced. You won't find much analysis of the historical events. However, what you get is a fast-paced but biased narration of the events of those fateful years.

The authors appear to be glamour-struck by Mountbatten. Most other books I have read do not portray him in a flattering light.

The sections and detailed narration of Mahatma Gandhi's assassination are good. I learned a few things when I read this part of the book.

Overall, I recommend this book but; it is not perfect. There are a few errors, I believe. ( )
  RajivC | Aug 30, 2023 |
A magnificent account of the last stage of India's struggle for independence, the compulsions that made the British (mainly Mountbatten) and the Indian leaders agree to partition, and its bloody aftermath. The account of Gandhi's last days is deeply understanding and profoundly moving, showing how deeply the authors have penetrated into the mind of India and its philosophical and religious well-springs. It is also a unique work, based as it is on face-to-face interviews and conversations with so many of the last remaining witnesses of the era: Mountbatten, definitely, but also a host of retired administrators, associates of the main leaders, ordinary people, and most surprisingly, the remaining members of the Hindutva group that carried out the assassination of the Mahatma. A massive book of over 700 pages, one has to finally drive through it with determination in order to keep the thread and reach the end; but the story is such a captivating one, keeping its interest however many times one reads about it, and told with such depth of understanding and personal knowledge, that one is borne along by the narrative, even to the extent of reading all the Notes at the back (something which I have rarely managed with other such tomes). ( )
  Dilip-Kumar | Feb 14, 2023 |
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Nome do autorFunçãoTipo de autorObra?Status
Collins, Larryautor principaltodas as ediçõesconfirmado
Lapierre, Dominiqueautor principaltodas as ediçõesconfirmado
Saba Sardi, FrancescoTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
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Epígrafe
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Long years ago we made a tryst with destiny, and now the time comes when we shall redeem our pledge...At the stroke of the midnight hour, while the world sleeps, India will awake to life and freedom.  A moment comes, which comes but rarely in history, when we step out from the old to the new, when an age ends, and when the soul of a nation, long suppressed, finds utterance..."

--Jawaharlal Nehru,
to the Indian Constituent Assembly,
New Delhi, August 1, 1947
Dedicatória
Primeiras palavras
Informação do Conhecimento Comum em inglês. Edite para a localizar na sua língua.
It was the winter of a great nation's discontent.
Citações
Últimas palavras
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Aviso de desambiguação
Editores da Publicação
Autores Resenhistas (normalmente na contracapa do livro)
Idioma original
CDD/MDS canônico
LCC Canônico

Referências a esta obra em recursos externos.

Wikipédia em inglês (5)

A detailed narrative of the thirteen months leading to the independence of the Indian subcontinent in February 1948, centering on major and minor figures and on the social and personal upheavals attendant on independence and partition.

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