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The Art of Worldly Wisdom (1647)

de Baltasar Gracián

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MembrosResenhasPopularidadeAvaliação médiaMenções
1,898238,751 (4.05)6
This perennially popular book of advice on how to achieve personal and professional success is valued for its timeless insights on how to make one's way in the world. Written in the seventeenth century by a Spanish Jesuit scholar, these teachings are strikingly modern in tone and address universal concerns such as friendship, morality, managing emotions, and effective leadership. The Art of Worldly Wisdom is for anyone seeking to combine ethical behavior with worldly success. This edition of The Art of Worldly Wisdom includes an informative introduction by Willis Barnstone, Distinguished Professor of Spanish and Comparative Literature at Indiana University. Barnstone, a noted translator, critic, and poet, explores Gracián's background and places him within his historical and literary context.… (mais)
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Wie überlebt man in einer Despotie, wie macht man sich nützlich und unscheinbar? Gracian hat mit diesem Manifest der Opportunisten ein zeitloses Werk geschaffen, das auch heute noch in anderen Despotien (Politik, Unternehmen, Organisationen) Gütigkeit hat. Dabei muss man Gracian zugestehen, dass in Herrscherhäusern bei einem Fehlverhalten eben nicht nur die Entlassung drohte, sondern der eigene Kopf rollen konnte. Sich vor den unberechenbaren Fallstricken der Herrscher zu hüten, zu überleben, dafür sind diese Ratschläge Gold wert gewesen.

Unter Punkt 7 finden wir den Hinweis: Sich vor dem Siege über Vorgesetzte hüten.
Sie mögen wohl, dass man ihnen hilft, jedoch nicht, dass man sie übertrifft: der ihnen erteilte Rat sehe daher mehr aus wie eine Erinnerung an das was sie vergaßen, als wie ein ihnen aufgestecktes Licht zu dem, was sie nicht finden konnten.

Kann man es besser ausdrücken? Es gilt übrigens auch umgekehrt. Möchte man ein Team wirklich motivieren, so infliltriere man eine eigene Idee portiönchenweise so lange, bis alle glauben, sie hätten diese Idee selbst entwickelt.

Jeder, der seinen Chef wirklich wenig mag, sollte die Gedanken von Gracian auflesen. Sie haben auch heute noch Gültigkeit bzw. können durchaus auf bessere, entspanntere Wege bringen.

2011
  Clu98 | Apr 10, 2023 |
8422669706
  archivomorero | Nov 9, 2022 |
In un mondo sempre più piccolo e globalizzato, la riscoperta del pensiero breve attraverso gli aforismi può servire per leggere al meglio una realtà fatta di tante verità, quante sono le sue facce. Basta la rilettura di un “oraculo” come quello scritto nel seicento dallo scrittore spagnolo Baltasar Graciàn per aiutarci a gestire la caotica vita digitale moderna? Penso di sì, questi aforismi lo provano.

L'oracolo (dal latino oraculum) era un essere o un ente considerato fonte di saggi consigli o di profezie, un'autorità infallibile, solitamente di natura spirituale. Il titolo completo del libro in spagnolo è: “Oraculo manual y arte de prudencia”. Il suo autore, un gesuita spagnolo che fa brillare questa sua opera di intelligenza “machiaveliana”, per il suo sapere pragmatico, quanto mai moderno e originale.

Trecento aforismi che affrontano i problemi della quotidianità dell’esistenza e che a distanza di tanti anni, mantengono la loro naturale sottigliezza morale, tanto ammirata anche da Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer. Ho deciso di tradurre gli aforismi dell’ “oracolo” dalla versione inglese raggruppando i post su Google in una apposita cartella.

Ho detto “intelligenza machiavelliana”, il che vuol dire qualcosa che non ha nulla di “machiavellico” o “machiavellismo”, nè tanto meno di “cinico”, come qualcuno potrebbe pensare. Nella sua visione della condizione umana, il gesuita spagnolo Baltasar Graciàn scrive un libro di comportamenti strategici rivolti al sapere, al comportamento e alla ricerca del valore etico della vita. L’obiettivo è quello che mettere in condizione chi legge di saper muoversi sulle strade del mondo, per conquistarsi un posto con dignità ed onore.

Trecento aforismi, campioni di scrittura per un pensiero breve, affatto superficiale. Tutti gli aforismi, come si sa, sono essenza di pensiero condensato e come tale vanno letti lentamente ed in profondità. Tutto il libro ruota intorno ad una visione dualistica della vita, intesa come lotta tra l’essere e l’apparire. Allora, come oggi, in Spagna come altrove, apparenza e realtà continuano a sfidarsi sulla nostra pelle.

Tra sostanza e immagine, Graciàn consiglia di “fare, ma anche apparire”. Siamo tutti “pecorelle” tra “volpi”, innocenti colombe, facili preda di astuti serpenti. Dobbiamo saper governare noi stessi nei confronti di queste realtà esistenti. Dobbiamo saper dimostrare quello che siamo, non quello che altri vorrebbero che noi fossimo.

Ma chi era Baltasar Graciàn ? (1601-1658). Certamente non un cinico. Fu uno spagnolo e un gesuita che credeva nella perfettibilità dell’essere umano e nella sua capacità di fare il bene per mezzo dell’intelletto e così trionfare sul male. Non pensate che questo prete spagnolo secentesco voglia fare qualcosa di inquisitivo. Dio non viene quasi mai nominato in questo suo libro. La perfezione alla quale pensa Graciàn non ha nulla di rivelazione religiosa, ma si basa sulla capacità dell’uomo di dominare se stesso, le sue emozioni, la sua conoscenza, il suo destino.

Fondamentale l’aforisma 251 per comprendere il senso di questo tipo di scrittura: “Usa mezzi umani come se quelli divini non esistessero; usa mezzi divini come se quelli umani non ci fossero”. C’è una chiara subordinazione dell’etica alla strategia. Per raggiungere la perfezione è necessario che ci si adatti alle circostanze. La parola chiave per comprendere nella corretta maniera la filosofia esistenziale alla quale Graciàn fa riferimento c’è il termine “ desengaño”, noi diciamo “disillusione”, “distacco”. Prendere in controllo le speranze, le illusioni e i disinganni oltre che le paure. Non si tratta di pessimismo oppure di ottimismo, ma di strategia, quella giusta maniera per far fronte alle debolezze proprie e quelle degli altri.

Ma che vita condusse Baltasar Graciàn? Di certo si può dire che non aveva un carattere facile. Una persona abbastanza difficile, come del resto sono tutti gli aragonesi. Anche se il suo “Oraculo” è un inno alla prudenza, non sempre il suo comportamento si attenne a questa norma. Fu in conflitto con il suo ordine, per avere pubblicato scritti senza il loro permesso. Se avesse obbedito, però, forse non avrebbe pubblicato i suoi aforismi e probabilmente noi oggi non conosceremmo il suo pensiero che rimane polemico, stimolante e realista nella sua brevità oltre che incisività.

Tra tesi e antitesi, ellissi e paradossi, densità di significati, giochi di parole ed altre idiosincrasie, Graciàn riesce a parlare della natura umana con intelligenza, spirito, ironia, sottigliezza e saggezza. Per lui, vivere è un’arte. Le strategie estetiche corrispondono a quelle morali. Lui è sempre in collegamento con il lettore, con lui gioca come a carte, lo tiene in sospeso, non gli si concede, non vuole adularlo, usa l’aforisma che non gli impone un sistema, un ordine, una scaletta narrante. Si presentano alla mente del lettore in maniera caotica, disordinatamente, come del resto scorre la vita, a caso, e segue il filo dell’esperienza.

Egli scrive: “E’ facile uccidere l’uccello che vola in maniera lineare, ma non lo è con quello che vola in maniera irregolare”. Così sono i suoi aforismi. Questo non significa che il libro è caotico. Il suo approccio è piuttosto dialettico, perciò contraddittorio, perchè i casi della vita sono, appunto, tali, contraddittori e complementari. Un frammento ci indica come manovrare, un altro come difendersi.

La brevità ha un valore strategico. Sembra quasi anticipare la comunicazione moderna nella sua dinamicità provocatoria ed imprevedibile. Dei trecento aforismi, l’ultimo mi pare il più illuminante ed anche spiazzante: “In una parola, detto in breve: sii un santo. Questo è quanto.” Trecento aforismi per diventare santi: parola di un gesuita, di un realista o di un cinico? Rileggetevi Machiavelli e forse capirete. ( )
  AntonioGallo | Mar 15, 2022 |
In un mondo sempre più piccolo e globalizzato, la riscoperta del pensiero breve attraverso gli aforismi può servire per leggere al meglio una realtà fatta di tante verità, quante sono le sue facce. Basta la rilettura di un “oraculo” come quello scritto nel seicento dallo scrittore spagnolo Baltasar Graciàn per aiutarci a gestire la caotica vita digitale moderna? Penso di sì, questi aforismi lo provano.

L'oracolo (dal latino oraculum) era un essere o un ente considerato fonte di saggi consigli o di profezie, un'autorità infallibile, solitamente di natura spirituale. Il titolo completo del libro in spagnolo è: “Oraculo manual y arte de prudencia”. Il suo autore, un gesuita spagnolo che fa brillare questa sua opera di intelligenza “machiaveliana”, per il suo sapere pragmatico, quanto mai moderno e originale.

Trecento aforismi che affrontano i problemi della quotidianità dell’esistenza e che a distanza di tanti anni, mantengono la loro naturale sottigliezza morale, tanto ammirata anche da Friedrich Nietzsche e Arthur Schopenhauer. Ho deciso di tradurre gli aforismi dell’ “oracolo” dalla versione inglese raggruppando i post su Google in una apposita cartella.

Ho detto “intelligenza machiavelliana”, il che vuol dire qualcosa che non ha nulla di “machiavellico” o “machiavellismo”, nè tanto meno di “cinico”, come qualcuno potrebbe pensare. Nella sua visione della condizione umana, il gesuita spagnolo Baltasar Graciàn scrive un libro di comportamenti strategici rivolti al sapere, al comportamento e alla ricerca del valore etico della vita. L’obiettivo è quello che mettere in condizione chi legge di saper muoversi sulle strade del mondo, per conquistarsi un posto con dignità ed onore.

Trecento aforismi, campioni di scrittura per un pensiero breve, affatto superficiale. Tutti gli aforismi, come si sa, sono essenza di pensiero condensato e come tale vanno letti lentamente ed in profondità. Tutto il libro ruota intorno ad una visione dualistica della vita, intesa come lotta tra l’essere e l’apparire. Allora, come oggi, in Spagna come altrove, apparenza e realtà continuano a sfidarsi sulla nostra pelle.

Tra sostanza e immagine, Graciàn consiglia di “fare, ma anche apparire”. Siamo tutti “pecorelle” tra “volpi”, innocenti colombe, facili preda di astuti serpenti. Dobbiamo saper governare noi stessi nei confronti di queste realtà esistenti. Dobbiamo saper dimostrare quello che siamo, non quello che altri vorrebbero che noi fossimo.

Ma chi era Baltasar Graciàn ? (1601-1658). Certamente non un cinico. Fu uno spagnolo e un gesuita che credeva nella perfettibilità dell’essere umano e nella sua capacità di fare il bene per mezzo dell’intelletto e così trionfare sul male. Non pensate che questo prete spagnolo secentesco voglia fare qualcosa di inquisitivo. Dio non viene quasi mai nominato in questo suo libro. La perfezione alla quale pensa Graciàn non ha nulla di rivelazione religiosa, ma si basa sulla capacità dell’uomo di dominare se stesso, le sue emozioni, la sua conoscenza, il suo destino.

Fondamentale l’aforisma 251 per comprendere il senso di questo tipo di scrittura: “Usa mezzi umani come se quelli divini non esistessero; usa mezzi divini come se quelli umani non ci fossero”. C’è una chiara subordinazione dell’etica alla strategia. Per raggiungere la perfezione è necessario che ci si adatti alle circostanze. La parola chiave per comprendere nella corretta maniera la filosofia esistenziale alla quale Graciàn fa riferimento c’è il termine “ desengaño”, noi diciamo “disillusione”, “distacco”. Prendere in controllo le speranze, le illusioni e i disinganni oltre che le paure. Non si tratta di pessimismo oppure di ottimismo, ma di strategia, quella giusta maniera per far fronte alle debolezze proprie e quelle degli altri.

Ma che vita condusse Baltasar Graciàn? Di certo si può dire che non aveva un carattere facile. Una persona abbastanza difficile, come del resto sono tutti gli aragonesi. Anche se il suo “Oraculo” è un inno alla prudenza, non sempre il suo comportamento si attenne a questa norma. Fu in conflitto con il suo ordine, per avere pubblicato scritti senza il loro permesso. Se avesse obbedito, però, forse non avrebbe pubblicato i suoi aforismi e probabilmente noi oggi non conosceremmo il suo pensiero che rimane polemico, stimolante e realista nella sua brevità oltre che incisività.

Tra tesi e antitesi, ellissi e paradossi, densità di significati, giochi di parole ed altre idiosincrasie, Graciàn riesce a parlare della natura umana con intelligenza, spirito, ironia, sottigliezza e saggezza. Per lui, vivere è un’arte. Le strategie estetiche corrispondono a quelle morali. Lui è sempre in collegamento con il lettore, con lui gioca come a carte, lo tiene in sospeso, non gli si concede, non vuole adularlo, usa l’aforisma che non gli impone un sistema, un ordine, una scaletta narrante. Si presentano alla mente del lettore in maniera caotica, disordinatamente, come del resto scorre la vita, a caso, e segue il filo dell’esperienza.

Egli scrive: “E’ facile uccidere l’uccello che vola in maniera lineare, ma non lo è con quello che vola in maniera irregolare”. Così sono i suoi aforismi. Questo non significa che il libro è caotico. Il suo approccio è piuttosto dialettico, perciò contraddittorio, perchè i casi della vita sono, appunto, tali, contraddittori e complementari. Un frammento ci indica come manovrare, un altro come difendersi.

La brevità ha un valore strategico. Sembra quasi anticipare la comunicazione moderna nella sua dinamicità provocatoria ed imprevedibile. Dei trecento aforismi, l’ultimo mi pare il più illuminante ed anche spiazzante: “In una parola, detto in breve: sii un santo. Questo è quanto.” Trecento aforismi per diventare santi: parola di un gesuita, di un realista o di un cinico? Rileggetevi Machiavelli e forse capirete ( )
  AntonioGallo | Mar 15, 2022 |
Edición de Cátedra
  JEspinosa | Feb 21, 2022 |
Mostrando 1-5 de 23 (seguinte | mostrar todas)
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Nome do autorFunçãoTipo de autorObra?Status
Gracián, Baltasarautor principaltodas as ediçõesconfirmado
Amelot de La Houssaie, NicolasTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
de Lastanosa, Don Vincencio JuanEditorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Frauenstädt, JuliusEditorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Kars, TheoTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Kasper, FriedlDesigner da capaautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Maurer, ChristopherTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Mauser, W.H.Fotógrafoautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Mulder, ToniDesigner da capaautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Schopenhauer, ArthurTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Suni, AnnikkiTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Tabarelli, HansEditorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Tuulio, TyyniTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Walton, L. B.Tradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Walton, L. B.Tradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
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Epígrafe
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Rarely, in the scale of Fortune,
Stands the fickle tongue at rest.
You must rise or you must sink --
Must be ruler and the winner
Or be slave and be the loser,
Suffer or emerge triumphant,
Be the blade or be the block.
- Goethe
[J. Jacobs tr. (1892)]
Dedicatória
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To the memory of
Edmund Michael Baehr
[M. Fischer tr. (1934?)]
Primeiras palavras
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1 - Everything is at its Acme;  especially the art of making one's way in the world.
[tr. Joseph Jacobs (1892)]
Everything today has its point, but the art of making yourself count for something the greatest:  more is demanded to produce one wise man today, than seen formerly;  and more is needed to deal with a single individual in our times, than with a whole people in the past.
[tr. Martin Fischer (1934?)]
Citações
Últimas palavras
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Aviso de desambiguação
Editores da Publicação
Autores Resenhistas (normalmente na contracapa do livro)
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Idioma original
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