Ci sono pagine molto belle in questa raccolta di scritti vari degli anni ’70 e ‘80. Tra tutti svetta ‘In una stanza e mezzo’ struggente ricordo dei genitori, riflessione sulla memoria e soprattutto atto di accusa implacabile nei confronti del regime sovietico. Come prosatore trovo complessivamente Brodskij più efficace in veste di memorialista che non di saggista. Sui suoi ricordi la scrittura è piana e godibile (‘Meno di uno’ sulla sua giovinezza ribelle, ‘Guida a una città che ha cambiato nome’ su Pietroburgo e ancora il ritratto-necrologio di Nadežda Mandel’štam) mentre diventa impervia quando affronta la poesia. Il saggio su Mandel’štam mi è risultato ostico e quello su Auden più abbordabile, forse anche per questione di lingua. Meno riuscito il discorso storico in ‘Fuga da Bisanzio’, che inspiegabilmente dà il titolo all’edizione italiana del volume, mentre il titolo originale riprende, giustamente, quello del primo scritto ‘Less than One’. ( )