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The Heart of Man (2011)

de Jón Kalman Stefánsson

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Séries: Heaven and Hell - Stefánsson (3)

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1369200,654 (4.37)5
After coming through the blizzard that almost cost them everything, Jens and the boy are far from home, in a fishing community at the edge of the world. Taken in by the village doctor, the boy once again has the sense of being brought back from the grave. But this is a strange place, with otherworldly inhabitants, including flame-haired Alfheidur, who makes him wonder whether it is possible to love two women at once; he had believed his heart was lost to Ragnheidur, the daughter of the wealthy merchant in the village to which he must now inexorably return. Set in the awe-inspiring wilderness of the extreme north, The Heart of Man is a profound exploration of life, love and desire, written with a sublime simplicity. In this conclusion to an audacious trilogy, Stefansson brings a poet's eye and a philosopher's insight to a tale worthy of the sagasmiths of old.… (mais)
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"Only once in your life, I truly believe, you find someone who can completely turn your world around. You tell them things that you’ve never shared with another soul and they absorb everything you say and actually want to hear more. You share hopes for the future, dreams that will never come true, goals that were never achieved and the many disappointments life has thrown at you. When something wonderful happens, you can’t wait to tell them about it, knowing they will share in your excitement. " Emeraldia Ayakashi

… ma ogni coscienza e’ comunque un mondo che si estende dalla terra al cielo, e come puo’ essere, allora, che una cosa tanto grande sparisca cosi’ facilmente fino a diventare nulla, senza lasciarsi dietro neppure una traccia di schiuma, neppure un’eco? (13)

… ma le parole che stiamo per dirti ci tengono caldo, sono la speranza e finche’ ci sono le parole c’e’ la vita. (14)

… e’ stato un errore da parte dell’essere umano alzarsi sugli arti posteriori, e’ stato allora che e’ cominciato questo tiro alla fune tra il paradiso e l’inferno. (22)

… le parole che pronunci oggi torneranno a cercarti tra cinque anni, torneranno da te come un mazzo di fiori, come una consolazione, come un coltello insanguinato. E le frasi che sentirai domani trasformeranno un antico bacio sincero nel ricordo del morso di un serpente. (34)

C’era una volta. Esiste una frase piu’ triste di c’era una volta? C’era una volta, e ora non c’e’ piu’. Una volta ero un bambino. (Wim Wenders?) Una volta i giorni erano palazzi fiabeschi. Poi sono piombati in una selva oscura e si sono perduti, (L’Inferno?) abbiamo lasciato che accadesse. Lasciamo che accada. Lasciamo che la vita ristagni, si appesantisca. Dove vai, vita, dove sei, cara amica? (41)

Da qualche parte sta scritto che chi si smarrisce nel maltempo non muore davvero ma si trasforma in un gabbiano, diventa un lamento nell’aria. (52-3)

Non c’e’ mai modo di sapere che direzione prendera’ la vita, non sappiamo chi sopravvivra’ alla giornata e chi soccombera’, non sappiamo se l’ultimo saluto diventera’ un bacio, una parola amara, uno sguardo che ferisce, basta un attimo di disattenzione, ti dimentichi di guardare a destra e sei morto e allora e’ troppo tardi per ritirare le parole offensive, troppo tardi per chiedere scusa, troppo tardi per dire le cose che contano, le cose che vorremmo dire ma che non riusciamo a esprimere a causa del rancore, della stanchezza della quotidianita’, del tempo che manca, dimentichi di guardare a destra e non ti vedo piu’, e le ultime parole che mi hai detto continueranno a riecheggiarmi dentro per tutti i miei giorni e le mie notti, e il bacio che avresti dovuto ricevere mi si secchera’ sulle labbra, diventera’ una ferita che si riaprira’ ogni volta che altri mi baceranno. (53-4)

Dove sta la felicita’, la pienezza, se non nei libri, nella poesia, nella conoscenza? (61-2)

Jens dorme quando il ragazzo ritorna, freme leggermente nel sonno, come se sognasse la solitudine. Non esiste inferno, soltanto solitudine, tutto impallidisce intorno a lei, le erbe della vita avvizziscono e noi tremiamo al solo pensiero. (77)

… ma che cosa portano i libri, se non morte e tenebre, che cosa fanno, se non ricordarci cio’ che non abbiamo? (78-9)

… perche’ la luce che abita nelle parole impallidisce gia’ mentre le scriviamo? Una carezza puo’ dire piu’ di qualsiasi parola del mondo, e’ vero, ma la carzza svanisce con gli anni e allora abbiamo di nuovo bisogno delle parole, sono le nostre armi contro il tempo, (Proust e Woolf) contro la morte, contro l’oblio, contro l’infelicita’. (109)

Un tempo l’unico tratto umano che sussisteva in noi era la disperazione, allora abbiamo trovato una soffitta abbandonata in una grande casa, un posto dimenticato dove ci siamo appartati, carezzando la vana speranza che il tempo finira’ per cancellarci, noi, gli scarti del mondo, torturati dai ricordi, dai rimpianti e dall’autocommiserazione. (110)

… e il sole e’ la cosa piu’ grande tra tutte quelle che l’uomo puo’ contemplare, e’ l’occhio di Dio, lo si dice anche in una poesia, infatti tutto torna, Dio ha un occhio solo, il che spiega molte cose, chi ha un occhio solo non ci vede bene come gli altri, manca di un raffronto. (124-5)

Ma del resto, che cos’e’ un uomo se non un ricordo? (131)

La vita diventa piu’ grande quando leggi, dice il ragazzo, diventa di piu’, dice, e’ come se possedessi qualcosa che nessuno ti potra’ mai togliere, dice, si diventa piu’ felici. (158)

Purtroppo c’e’ una distanza infinita tra pensare e vivere. (Rilke?) E’ possibile sapere piu’ di qualsiasi altro, conoscere l’esistenza, saperla descrivere con parole efficaci, eppure non avere alcuna idea di ogni giorno. E’ un po’ come conoscere tutte le note ed essere incapaci di fischiettare un banale motivetto. (167)

La cosa peggiore e’ non saper vivere, conoscere tutte le note e non avere una melodia. (168)

Le traduzioni ampliano gli orizzonti dell’uomo e, al tempo stesso, il mondo. (204)

E’ proprio cosi’. Uno pensa troppo alla poesia, dimentica la cerata e muore di freddo. (231)

Chi si ricorda di chi non si e’ mai distratto, o solo di rado, di chi non si e’ mai perso nei sogni, non ha mai sentito la scintilla ed e’ diventato grigio a poco a poco, pallido, ed e’ andato incontro alla monotonia, ed e’ sparito molto prima che la morte venisse a prenderlo? Allora, meglio pregare per sentire questa scintilla, anche se puo’ costarci prematuramente la vita - corriamo il rischio, piuttosto, e viviamo.
Se solo l’avessimo fatto. (231)


… suona musica di duecento anni fa sul suo armonium che non si cura piu’ di accordare, e perche’ del resto dovrebbe farlo, nemmeno la vita, quello strumento grandioso, ha un bel suono, ne’ e’ stata accordata dal Signore. (249)

Se Dio fosse onesto dovrebbe prenderla a calci in culo, certa gente. (253)

I miei ricordi sono pesci freddi, a volte mi nuotano nelle vene, e allora ho freddo. (285)

Alcuni sopportano la banalita’ meglio di altri, e probabilmente per loro e’ una benedizione. (287)

… non si puo’ stare senza musica, senza musica siamo poco piu’ che pesci. (322)

Probabilmente non c’e’ bisogno di sapere molto della vita, basta entrarci dentro. E saperla accogliere quando arriva. (Woolf?) (329)

C’e’ un tale silenzio nel mondo che mi fa paura, vieni a distenderti accanto a me, senti il calore delle mie dita, la dolcezza delle mie labbra, quando il mondo tace e sparisce io ti cerco, accanto a te sono al sicuro. Questo maledetto mondo e’ vivibile finche’ mi ami. (Sant’Agostino?) (359) che parole inutili

A volte i poemi piu’ grandi e piu’ profondi non sono nient’altro che parole inutili affidate alla carta. (367)

L’onesta’ rende l’uomo coraggioso, ma la vita e’ sventura, forse e’ difficile, forse ci disprezza, e per questo sono in tanti a piegarsi, troppo vigliacchi o troppo poco coriacei per continuare a perseguire i loro sogni. Si piegano, si accontentano di cio’ di cui non dovrebbero accontentarsi. (393)

… la vita sono stelle che scintillano, ma allora cos’e’ il buio che le separa? (409)

Bisogna vivere come le stelle, e splendere. (410)
( )
  NewLibrary78 | Jul 22, 2023 |
> Le Cœur de l'homme by Jón Kalman Stefánsson
Se reporter au compte rendu de Sylvie BRESSLER
In: Revue Esprit No. 391 (1) (Janvier 2013), pp. 153-154… ; (en ligne),
URL : https://esprit.presse.fr/article/sylvie-bressler/jon-kalman-stefansson-le-coeur-...
  Joop-le-philosophe | Jan 22, 2021 |
Difficile descrivere a grandi linee questa trama: il ragazzo, di cui a questo punto siamo destinati a non conoscere mai il nome, sopravvive alla sua missione di consegna postale con il suo nuovo compagno di viaggio Jens, il tipico uomo dalla stazza enorme, taciturno e grezzo. In seguito torna al Villaggio, il luogo della sua salvezza, il suo piccolo angolo di paradiso, dove è stato accolto da Geirþrúður e il suo entourage di relitti umani.

Anche lui a suo modo è un relitto, è sopravvissuto al tragico destino del suo amico sentendosi quasi al confine fra il mondo dei vivi e quello dei morti. Così nel libro precedente, “La tristezza degli angeli”, l’autore ci descrive meglio la nuova vita del ragazzo e l’inizio del suo percorso di espiazione /rinascita. Ma ora è di nuovo qui, con una nuova disavventura da raccontare e tante altre avversità che lo aspettano, ma non è più solo. E tutto grazie alla sua nuova famiglia, un gruppo eterogeneo capitanato appunto da Geirþrúður, la donna odiata e in un certo senso temuta da tutto il villaggio, seguita da Helga, il suo braccio destro, e da Kolbeinn, il marinaio cieco che vive di letteratur
  kikka62 | Apr 2, 2020 |
"..... nulla mi è delizia, tranne te!"....dal "Paradiso perduto" di Milton..
"Come questi due uomini così diversi, Kolbeinn e il ragazzo, che spariscono e non resta nient'altro che la superficie del mare, una barca capovolta, il vento che soffia, la pioggia che cade. Quello che era delizia è sparito, dove sei, vita, dove te ne sei andata, pietà?"
Ma poi si realizza un sogno, un sogno dai capelli rossi....
Ultimo libro di questa trilogia islandese, se i primi due mi hanno rapita questo lo ha fatto un po di meno, ho trovato diverse ripetizioni e il libro è pieno, magari troppo pieno di avvenimenti e di personaggi, che appesantiscono la trama.
Per fortuna che mi ero fatta, su un foglio a parte, una lista dei tanti nomi, dei tanti personaggi e del loro relativo ruolo altrimenti sarebbe stato difficile seguire la narrazione..
Sicuramente anche il fatto di averli letti di seguito, ha fatto in modo che questo terzo libro non mi abbia catturata e convinta in pieno...
Comunque è fuori discussione che Jon Kalman Stefanson sappia scrivere e portarti
in una sua dimensione, che a tratti è mistica e onirica.. ( )
  Sally68 | May 19, 2018 |
I read the first two volumes of Jón Kalman Stefánsson's trilogy in winter; after a gap of some months, I finally read the third one. As it happened, it was spring and summer in the book just as late spring and then summer began to envelop New England where I live. This somewhat symbiotic relationship between the text and the climate made the book all the more real.

It's been a few weeks now since I've read it, and what strikes me thinking back about it is the contrast between the serene, melancholy, beautiful narration and the stark violence, of nature and men, that it describes. Death, harsh winter, turbulent sea are the permanent backdrop, just as violence hidden in men's hearts always threatens to rise to the surface. Another thing that stands out is women's struggle for independence: economical, sexual, intellectual: the main characters in the book, all very different, have one thing in common: they believe in what might be called a right to dream -- even dreaming puts their lives in peril.

I won't spoil the plot line for anyone; suffice it to say, that most of the loose ends left hanging in the previous volumes are tied up, and the book ends with the same note of hopefulness in the face of death that it starts with. Knots are tied in all senses of the phrase, although some in ways that border on the supernatural -- which seems a departure from the general tenor of the trilogy -- but which, perhaps, are supernatural, as they belong to that realm between dream and waking, between life and death inhabited by the chorus of the dead which offers prologues and epilogues to each book. ( )
1 vote aileverte | Jul 12, 2016 |
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Nome do autorFunçãoTipo de autorObra?Status
Jón Kalman Stefánssonautor principaltodas as ediçõescalculado
Boury, ÉricTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Cosimini, SilviaTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Otten, MarcelTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Roughton, PhilipTradutorautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
Wetzig, Karl-LudwigÜbersetzerautor secundárioalgumas ediçõesconfirmado
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CDD/MDS canônico
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After coming through the blizzard that almost cost them everything, Jens and the boy are far from home, in a fishing community at the edge of the world. Taken in by the village doctor, the boy once again has the sense of being brought back from the grave. But this is a strange place, with otherworldly inhabitants, including flame-haired Alfheidur, who makes him wonder whether it is possible to love two women at once; he had believed his heart was lost to Ragnheidur, the daughter of the wealthy merchant in the village to which he must now inexorably return. Set in the awe-inspiring wilderness of the extreme north, The Heart of Man is a profound exploration of life, love and desire, written with a sublime simplicity. In this conclusion to an audacious trilogy, Stefansson brings a poet's eye and a philosopher's insight to a tale worthy of the sagasmiths of old.

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