This was the first of Harris's books and one that she thought long since buried - it was pressure from the fans who got it republished.[return][return]Very much a different style from the later books she is more famous for, I struggled to read it, and not in a "it's a harris book not like chocolat" whine. I gave up trying to work out the chapter headings (never getting above the number "two") and I'm sure there's a reason somewhere. The story flips between several different voices, from the late 1948s via a diary read in the current time when Alice comes across Joe's new girlfriend and the similarity with the girl apparently buried in the corner of the local graveyard.

Ottimo horror! ( )

“Il seme del male” è il primo libro che leggo di questa autrice perciò, sinceramente, non sono in grado di fare un confronto stilistico con altri suoi libri. Infatti, questo libro, ha una storia ben particolare che la stessa Harris ci narra nelle prime pagine raccontandoci di come questo suo ultimo lavoro sia, in realtà, il primo che scrisse venti anni fa.

“Il seme del male” è un libro sui vampiri particolarmente versatile che sinceramente rende particolarmente difficoltosa un sua netta classificazione. È un libro fantasy per adulti, senza dubbio, ma possiamo vederlo anche come un romanzo noir o, meglio ancora, gotico. Per quanto mi riguarda ho letto solamente un’altra serie new gothic e, relativamente a questo romanzo, ho trovato alcuni puntoi di contatto fra lo stile fascinoso ma un po’ vago della Harris e quello di Libba Bray l’autrice della Triologia di Gemma Doyle. Come ho già detto non posso valutare lo stile attuale della scrittrice ma rimedierò, senza dubbio.

Tornando al romanzo, come ho già detto quello che mi ha particolarmente colpito è la semplicità della trama. I colpi di scena sono minimi e in alcuni tratti perfino scontati. Diciamo che nessuno di noi impiegherà molto nell’individuare l’analogia fra Rosemary e Ginny e di come, alla fine, Alice sarà colei che dovrà tentare di sconfiggere questa creatura. Sì, creatura perché la parola vampiro non verrà mai scritta in tutto il romanzo lasciando il lettore a trarre le proprie conclusioni grazie all’abilità della Harris.

Grazie al doppio punto di vista fornitoci durante tutta la durata del libro possiamo viaggiare e seguire questa creatura negli anni settanta e poi nel presente, con Ginny, Joe e Alice nel novecento. Possiamo conoscere, anche se in minima parte, il suo passato, vivere il suo presente ed immaginare il suo futuro.

È una vampira nel senso stretto del termine che affascina e cattura gli uomini e li rende psicologicamente e fisicamente suoi schiavi con metodologia e indolenza. Anno dopo anno, vittima dopo vittima Rosemary, Mary o Ginny cattura l’interessa ed il cuore di un uomo che rende suo, fino alla morte.

In alcuni punti si percepisce chiaramente che il romanzo è stato ritoccato successivamente, come se l’autrice ripresolo in mano, decidesse di dare alcune brevi ed incisive pennellate per raddrizzare qualche mancanza giovanile. Il tutto, purtroppo, rallenta un po’ la scorrevolezza del romanzo rendendolo un po’ artificioso e prolisso. Un vero peccato.

Come ho già detto la trama di per sé non è niente di eclatante ma nonostante ciò godibile e intrigante che lascia, alla fine, un senso di torbido e inconcluso perché, come ogni volta qualcosa in Rosemary ricorda e non vuole dimenticare. ( )

Joanne Harris grew up into a pretty good writer, but this reissued early work doesn’t really do her any favours. It’s an overblown Gothic vampire story that adds little new to the genre; the villain is a Belle Dame Sans Merci type rather than an angsty young man in ruffles, but that’s about as different as it gets. It’s perfectly readable, and if it’d been written by another author I might’ve been less critical. But, then again, if it’d been written by another author, I probably wouldn’t have picked it up in the first place. ( )

Written before vampires became so fashionable! Really scary - loved it! ( )