Appena finito "Il paese dalle prugne verdi" con la sua asciutta legnosità non poteva capitarmi di meglio che lasciarmi travolgere dal profluvio di parole di Krleza.
Probabilmente in qualsiasi altro momento il suo stile mi sarebbe sembrato ridondante e rintronante, invece le crepe nel terreno rimaste dopo la lettura della Mueller sono state irrorate dalla prosa ricca di humus immaginifico di Krleza. Facendomela gustare appieno.
Al netto delle felici circostanze che hanno favorito la lettura di quest'opera, pur senza essere io un gran critico o che, anche solo per una questione di logica terra terra, mi sento comunque di potere scrivere che, essendo Krleza imprescindibile nella letteratura degli slavi del sud, allora DI SICURO lo è anche per la letteratura europea. Ma chi lo conosceva fino a pochi mesi fa? (Io no di certo) E' generalmente noto anche solo la metà di quel che potrebbe/dovrebbe essere? (No)
Nascere a Zagabria non ti ha favorito, Miro! Meriteresti di più! Bravissimi quelli della Studio Tesi di Pordenone (la quale credo abbia chiuso i battenti da mo'! :-(( ) ( )

"As far as I could gather until I was fifty-two, no one ever heard a discouraging or malicious statement about me. I was, in fact, quite nameless and invisible, so discreet that nobody ever took notice of my existence."

Then the protagonist of this short novel speaks the truth about an important industrialist--that he is a murderer. His utterance becomes the "fatal experience" that turns his life upside down.

This novel is a Kafkaesque attack on conformity. While the protagonist has opportunities to recant what he said, and slip back into polite society, he chooses not to, although his comfortable life falls apart.

On an intellectual level, this book was an interesting read. However, on an emotional level I never connected with the main character or with the book as a whole. The plot and characters took second place to "the point" of the story. I need more than a "lesson" from a novel. ( )