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Károly Pap (1897–1945)

Autor(a) de Azarel

4+ Works 67 Membros 2 Reviews

About the Author

Obras de Károly Pap

Azarel (2001) 64 cópias
Die achte Station (1988) 1 exemplar(es)
Azarel regény 1 exemplar(es)

Associated Works

Hungarian Short Stories (1967) — Contribuinte — 6 cópias
hebbes — Contribuinte — 3 cópias

Etiquetado

Conhecimento Comum

Nome padrão
Pap, Károly
Nome de batismo
Pap, Károly
Data de nascimento
1897-09-24
Data de falecimento
1945-01-31
Sexo
male
Nacionalidade
Hungary
Local de nascimento
Sopron, Hungary
Local de falecimento
Bergen-Belsen concentration camp
Locais de residência
Vienna, Austria
Budapest, Hungary
Buchenwald concentration camp, Germany
Ocupação
novelist
playwright
short story writer
essayist
Relacionamentos
Mikes, Lajos (mentor)
Móricz, Zsigmond (mentor)
Lichtmann, Tamás (biographer)
Premiações
Baumgarten Prize (1936)
Pequena biografia
Károly Pap was born in Sopron, Hungary, to the family of Sarolta and Miksa Pollák, the rabbi of the local Neolog Jewish community. His pen name "Pap" means "cleric." In World War I, he volunteered for the Austro-Hungarian Army and was decorated for bravery. After being demobilized, he joined the new Hungarian Soviet Republic in March 1919, and served as a Red Army commander. After the collapse of the Republic, he was imprisoned for 18 months. In 1922, he went to Vienna, Austria, where he worked various jobs and spent time with a touring acting company. Returning to Budapest, he met Lajos Mikes and Ernő Osvát, editor of the prestigious literary journal Nyugat (The West), who encouraged his writing. He made many other important literary friends, including Zsigmond Móricz. In 1927, Pap married Hedvig Solymosi (Stricker), also a writer, who supported them while he devoted himself full-time to his writing. He became well-known for his short stories, plays, essays, and novels. In 1936, Pap won the prestigious Baumgarten Prize, but was prevented from accepting it. His greatest work is considered to be his autobiographical novel Azarel, published in 1937. During World War II, Pap’s dramas Batséba (1940) and Mózes (1943–1944), were performed to great acclaim in the Jewish Theater in Budapest. The Arrow Cross ransacked his apartment and destroyed the manuscript of a 700-page novel that Pap continued to work on, even after he was sent to forced labor in May 1944. He was then deported to the Nazi concentration camp at Buchenwald, and died, possibly at Bergen Belsen, in early 1945. More than 50 years later, Pap’s collected works were published in seven volumes (1998–2000) with scholarly studies on the various genres of his writings in each volume. A companion book to the series was published as Az igazságkereső Pap Károly by Dr. Tamás Lichtmann (2001).

Membros

Resenhas

"occhi di velluto" su ANOBII scrive: "Per comprendere il contesto storico e sociale dal quale prende avvio e si sviluppa la narrazione, occorre leggere prima l’interessante intervento di Köbányai, in appendice al libro. Questo perché il romanzo di Pap, sostanzialmente autobiografico, è fortemente incentrato sul profondo dissidio tra Ebrei ungheresi dell’assimilazione ed Ebrei ungheresi dell’ortodossia.
I primi erano fautori di riforme che permettessero alla religione di risultare compatibile con le esigenze di un mondo in evoluzione e nel quale desideravano integrarsi, i secondi non tolleravano di venir “contaminati” dalla realtà circostante e si rivolgevano ostinatamente alle più vecchie e rigide tradizioni.
Azarel, in ultima analisi, è il racconto di una lotta.
Una lotta impari e caparbia.
La lotta tra il piccolo Gyuri -l’infanzia rappresenta qui il candido, il puro di cuore- e il mondo ipocrita nel quale tornerà a vivere dopo la morte del nonno -mondo rappresentato soprattutto dalla famiglia e dagli insegnanti.
Il primo insegnante è stato nonno Geremia, uomo dalla fede caparbia e ossessiva, ultraortodosso cupo, rivolto ad un Israele ideale e immaginario nel quale si è rifugiato dacché parte della propria esistenza è stata sepolta assieme al ricordo dei figli che si sono allontanati da lui e dalla vecchia tradizione.
Nonno Geremia instilla in Gyuri una diffidenza e un'astiosità tali che, da un lato diventano esse il filtro di ogni nuova esperienza, dall'altro generano una profonda frattura tra lui e i genitori, dai quali si sente rifiutato, mal giudicato, valutato negativamente in ogni suo pensiero ed in ogni sua azione. Nel suo stesso essere, quindi.
D’altra parte il bambino interpreta la realtà che ha attorno con gli occhi del nonno, con gli occhi della diffidenza, della sfiducia e ogni risposta ai suoi interrogativi -quanti “Perché?” nel libro!- non fa che confermare idee o conclusioni preconcette, delle quali è già convinto, andando ad alimentare la feroce disillusione e le continue delusioni che lo caratterizzano.
La bellezza del libro è proprio qui: nella continua, ossessiva, ostinata lotta verso un mondo che il bambino vede troppo diverso da ciò che vorrebbe, incentrato su verità comode che non gli appartengono e modelli che rifiuta perché improntati all’ipocrisia e al conformismo.
La contrapposizione è resa molto bene anche con l’utilizzo, da parte dell’autore, del frequente parallelo tra i pensieri espressi -le parole rivolte a qualcuno- e quelli inespressi, ma urlati nella mente e nel cuore -le parole rivolte a se stesso. Molto efficace, in tal senso, il lavoro di chi ha tradotto.
Davvero profonde, poi, le capacità di analizzare l’animo infantile e la sensibilità dimostrate in questo caso da Pap, autore ungherese morto a Bergen-Belsen nel 1945.
Tre stelle abbondanti..."
… (mais)
 
Marcado
pecs | 1 outra resenha | Jan 29, 2009 |

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