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Obras de Giorgio Boatti

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Misteri d'Italia. I casi di Blu notte (2002) — Posfácio — 62 cópias

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Boatti, Giorgio (2014). Un paese ben coltivato: Viaggio nell’Italia che torna alla terra e, forse, a se stessa. Roma-Bari: Laterza. 2014. ISBN: 9788858111987. Pagine 269. 10,99 €

Nella personalissima classifica dei miei interessi, l’agricoltura non occupa una posizione particolarmente elevata: forse perché da bambino ho trascorso in campagna periodi abbastanza lunghi (e abbastanza costellati da disavventure più o meno grandi, tra le quali una disastrosa caduta in bicicletta in un fosso pieno di ortiche, che mi fece decidere e affermare a cinque anni che io non ero un “campagnuolo”), forse perché – per quanto io non sia, della razza mia, il primo che ha studiato (per parafrasare il poeta) – le distanze dal mondo contadino non sono abbastanza grandi per tingerlo d’azzurro, color di lontananza (oggi mi ha preso così).

E allora perché ho comprato e letto questo libro? Un po’ per averlo iniziato su Il Post, che ne proponeva il primo capitolo(se volete potete farlo anche voi cliccando qui), un po’ perché devo occuparmi di agricoltura professionalmente (ho faticato a non scrivere: sono costretto a occuparmi) e tanto vale farlo con un libro promettente.


Promesse mantenute? In parte sì. O forse: in gran parte no, ma non è poi importante.

Mi spiego.

Boatti ha qualche anno più di me ma, almeno in parte, una formazione simile: anni Sessanta e Settanta, lotte studentesche, sinistra extraparlamentare. In parte, perché i pochi anni che ci separano fanno o facevano una gran differenza (quella tra aver vissuto la parte ascendente o quella discendente del Sessantotto); e anche la militanza nell’uno o nell’altro gruppetto la faceva e la fa. Ma insomma, un terreno comune c’è.

Non ci siamo mai incontrati (non che io ricordi, almeno) ma avremmo potuto. Però poi, inevitabilmente, le storie personali sono state molto diverse, almeno a leggere la biografia del nostro su Wikipedia.

Boatti parte per un viaggio programmaticamente di ricerca e ricognizione (il citato articolo su Il Post lo presenta così: «Boatti racconta il suo viaggio da sud a nord in ricognizione nel mondo contadino in Italia, viaggio condotto visitando i posti dove le persone più diverse con le storie e le motivazioni più diverse hanno ridato vita a cascine e masserie, rilanciando aziende e conservando un pezzo di storia economica e sociale italiana in nuovi modi.») ma – come dire?– il libro non è il resoconto oggettivo del viaggio, ma il monologo interiore dell’io un filino ipertrofico dell’autore.

Meglio così, nonostante qualche eccesso e una scrittura a volte un po’ barocca (oddìo, avevo scritto baricca! Sarà un lapsus freudiano?), le parti narrative sono migliori (secondo me) di quelle documentarie, dove a volte prevale un tono di letteratura propagandistica. Vi basti un esempio, di queste parti “aziendalistiche”: «Un modo efficace di fronteggiare la sfida è appunto quello di curare la qualità di ciò che si coltiva, fidelizzando la clientela e arrivando a costruire un brand, un marchio che sappia contraddistinguere il prodotto da quello della concorrenza.» [pos. Kindle 3742]

Il libro, comunque, si legge d’un fiato e con piacere.

* * *

Qualche citazione (riferimento alle posizioni Kindle).

“Imparai una difficile lezione. Quando si ha di fronte un compito enorme e difficile, che a volte si teme di non riuscire a portare a termine, questo compito, affrontato poco alla volta, giorno dopo giorno, senza fede e senza speranza, improvvisamente si realizzerà da solo”. [1069: la citazione è da Karen Blixen]

Realtà che, a suo parere, “rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone, e danno la gioia che raramente s’ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone (mentre vivendo per proprio conto capita più spesso il contrario, di vedere l’altra faccia della gente, quella per cui bisogna tener sempre la mano alla guardia della spada)”. [1392: questo, invece, è Italo Calvino, o meglio il barone Cosimo Rondò di Piovasco]

“Che bella giornata! Sembrano due”. [1606: questa è Federica, la mamma di Boatti]

Adesso a chiedere in giro, ai non addetti ai lavori, che cosa sia stata la mezzadria si collezionano espressioni interrogative e occhi stupiti.
Nessuno che sospetti che quella cartolina del Belpaese che è stampata nei nostri occhi, e che fa da biglietto da visita dell’Italia in tutto il mondo, sia l’impronta lasciata da questa secolare presenza: l’abitazione del mezzadro costruita nel posto meglio esposto al sole; le diverse coltivazioni, stagionali e permanenti, piazzate sui versanti più adatti per luce e vento e acque. In questo modo la vigna, il frumento, gli ulivi, i campi di foraggio disegnano il raffinato patchwork di tonalità che è ancora la vera filigrana visiva che percorre questo Paese. E poi il corso dei torrenti disciplinato per rallentare il loro precipitare a valle, lo snodarsi dei sentieri, il rettilineo o il sinuoso curvare dei filari, il sopravvivere dei boschi.
La mezzadria è l’artefice silenziosa, in buona parte, di tutte queste opere che nascono dal combinare assieme e far procedere su un comune obiettivo elementi dissimili, se non contrapposti. [1867]

Con la “scomparsa delle lucciole”, peraltro rivelatasi, per quanto riguarda le lucciole stesse, del tutto transitoria, visto che sono tornate nelle nostre campagne, Pasolini fa riferimento in realtà alla trasformazione sociale, anzi antropologica, in atto nel Paese. [1917: su questo blog, ne abbiamo parlato qui]

“Dio e Satana si riconoscono soltanto da una cosa: Dio ti lascia libero di scegliere, non nascondendoti le strade e i destini diversi che ti si pongono davanti. Il diavolo invece ti mostra una strada sola, l’unica per il tuo bene, che è quella che lui ha pensato per te. Usa i mezzi che ha a disposizione per farti fare quello che vuole: la stampa, i mezzi di comunicazione, i libri, il cinema, un salario anche per non fare niente…”. [2167: questa citazione è invece di Gino Girolomoni, mistico e precursore del biologico]

“caparossoli” [2323: il nome chioggiotto delle vongole]

Dalla soddisfazione per il vertice di Voghiera, che ha allineato Francia, Italia e Spagna sulle future politiche per l’aglio (chissà se Dracula ha mandato le sue spie in questa località del Ferrarese, capitale nazionale dell’aglio, per progettare le adeguate contromisure), passo alla preoccupazione. [2764: è proprio Voghiera, in provincia di Ferrara, capitale dell'omonimo aglio DOP]

“Si è quel che si mangia”, dice un vecchio proverbio tedesco. [2860: veramente non è un proverbio, ma una famosa citazione di Ludwig Feuerbach – «Mann ist, was er isst.» – l'autore di L'essenza del cristianesimo, su cui ho scritto una tesina portata all'esame di maturità, gesto in sé abbastanza provocatorio in una scuola dei Gesuiti]

[…] dirsele, o darsele, di santa ragione. [3889]
… (mais)
 
Marcado
Boris.Limpopo | Apr 29, 2019 |
Le ragioni di questo libro vanno ben al di la' del suo titolo e di quanto l'editore ha scritto in quarta di copertina: "Davanti a me la scritta 'Silenzio'. Campeggia cubitale sul bianco della parete. Silenzio? E silenzio sia". Si può dire che l'impianto del "viaggio per monasteri d'Italia e spaesati dintorni" poggia su di una sorta di triangolo formato dal monaco, il personaggio principale del racconto, dalle diverse forme di residenza nelle quali nel corso dei secoli ha scelto di vivere e, terzo lato del triangolo, il territorio. Tutti e tre i lati sono stati consolidati dal tempo nella storia del nostro Paese. Nella mente dell'autore le intenzioni erano quelle di scrivere un viaggio nel mondo del silenzio e anche del mistero che da sempre ha circondato, e tuttora continua a circondare, l'uomo chiamato "monaco". In una società tecnologicamente avanzata, come si sente comunemente definire quella in cui viviamo, pensare che un uomo, il "monaco", (e anche il suo corrispettivo femminile, la "monaca"), possano decidere di uscire da questo mondo ed entrare in un altro chiamato eremo, convento, badia, abbazia, certosa, cenobio, monastero o quant'altro, è un fatto quanto meno straordinario, se non originale. Così e' stato perché il libro è anche, e sopratutto, una approfondita analisi della realtà storica, sociale, umana e religiosa del nostro Bel Paese. Come se non bastasse, a questa considerazione bisogna aggiungerne altre che mi hanno piacevolmente accompagnato nella lettura del libro.

Non conoscevo l'autore Giorgio Boatti. E' stata una piacevole sorpresa leggere la sua prosa quanto mai scorrevole, confidenziale e sincera. Quasi un monologo con se stesso, condiviso con il lettore. Mi è parso davvero essere al suo fianco nel girovagare per la penisola, da Montecassino a Bose, da Camaldoli a Subiaco, dall'abbazia di Noci, nella Murgia pugliese, ai contrafforti di Serra San Bruno in Calabria, da Praglia sino alla badia del Goleto, sui crinali dell'Irpinia orientale. Un lungo viaggio che il lettore percorre, trasformando le parole di Boatti in immagini nella sua mente.

Una appunto da fare a questo libro è l'assoluta mancanza di immagini. Tutto è lasciato alla pur felice scrittura dell'autore ed alla immaginazione di chi legge, seguendolo nel suo viaggiare su e giù per monti e valli, paesi e città, pianure e contrade. All'inizio del libro c'è solo una scarna mappa delle certose, abbazie o conventi che apre la strada alla lettura. Sono stato affascinato dalla lettura della prima parte del libro. Verso la metà la mia attenzione è andata ad aumentare notevolmente quando, incuriosito dalla voglia di sapere qualcosa di più sulla identità dello scrivente, da una rapida ricerca in rete ho scoperto che Giorgio Boatti ha una decina di anni in meno di me e ha alle spalle una militanza politica in Lotta Continua. Leggo:

"A 63 anni si è messo in marcia fra le solitudini d’Italia, ha chiesto ospitalità nelle abbazie, ha bussato e gli hanno aperto. Obiettivo: capire se le nozioni del catechismo apprese da piccolo siano davvero cosa vera. Ma il suo diario rivela un viaggio laico e da laico dubita e prende le distanze. Il testo quindi, proprio per come è costruito, non sembra destinato tanto agli abituali visitatori di eremi e conventi, quanto a gente che mira a progetti terreni, ben concreti. L’autore, che non è credente né uomo in cerca di conversione, non veste neppure gli abiti del turista, ma vuole fare di quest’esperienza un racconto."

Un giudizio piuttosto cattivo direi, ma che mi spinge a continuare la lettura con maggiore attenzione.Comprendo, allora, le intenzioni dell'autore che fa del suo viaggio il tentativo di spiegare a se stesso ed agli altri le ragioni profonde di chi ha deciso oggi come ieri, non solo in questo nostro Bel Paese, ma in tutto il mondo, di penetrare le profonde, nascoste e misteriose ragioni di chi sceglie di rinunciare a Babele e di sposare il silenzio, chiudento le porte al mondo, rinchiudendosi da qualche parte. Il riferimento di questa recensione ai fondatori, lo studio dei territori sui quali questi personaggi che hanno voluto escludersi dal mondo sembra essere stata la ragione principale di questo suo studio. Ci riesce Boatti? Io direi di si, ed anche bene.

Egli riesce ad inquadrare i lati del triangolo al quale ho fatto riferimento all'inizio. Interpreta comportamenti umani e sociali, giustifica azioni individuali e collettive, riesce persino a dare risposte a domande alle quali le istituzioni locali non sono riuscite. Il suo discorso narrativo è solo velatamente politico, come quando, non so con quanta ingenuità o provocazione, parlando della realtà politica, sociale ed umana in cui si colloca l'abbazia di Montecassino, in due incisi narrativi affatto logici, si pone la domanda del perché il nostro Paese abbia dato tanta gratificante accoglienza ad un capo di stato quale fu Gheddafi, paragonando il comportamento di Andreotti a quello di Berlusconi. Egli scrive testualmente: "Andreotti, ai Piani di Arcinazzo, ha abbracciato Graziani per conquistarsi i voti della destra. Ma il premier italiano, lì a Roma, per quale recondito disegno ha baciato la mano a Gheddafi?".

I comportamenti degli uomini hanno sempre una spiegazione soltanto se queste ragioni le si voglia veramente trovare, non per fare polemica o politica, che forse è la stessa cosa. Ma per amore della verità. Due incisi narrativi per i quali dà una risposta al primo, mentre demagogicamente rilancia il secondo al lettore. Poteva risparmiarseli se avesse deciso di usare il senso comune del realismo, sia umano che politico. Quest'ultimo, comunque, dovrebbe sempre accompagnare ogni essere umano quando ci si confronta con il mistero della vita e cerca di spiegare soltanto con la ragione la realtà profonda che lo circonda.

Mi rendo conto però che le radici culturali dell'autore non gli permettono di sciogliere quel mistero. Come non è riuscito a scioglierlo dopo di avere incontrato tanti uomini e anche donne che si sono fatti monaci o monache, scegliendo il mistero del silenzio, di fronte all'infinito che alberga in ogni uomo. Per tutto il resto, il libro merita di essere letto.Consiglio, comunque, sia all'autore che ai miei eventuali lettori di "visitare" il vero silenzio guardando il magico film di Philip Groning, anche in dvd, intitolato "Il Grande Silenzio". Quel "mistero", a cui ho fatto cenno innanzi, questo film lo risolve come non riesce a fare Giorgio Boatti con il suo libro.
… (mais)
 
Marcado
AntonioGallo | Nov 2, 2017 |
Questo libro è nato superando grandi difficoltà. Gli archivi ufficiali dell'arma- quelli in cui sono sepolti i consistenti segreti della classe dirigente di ieri e di oggi e le vicende di generazioni di italiani -non sono accessibili al ricercatore non militare, almeno per quanto riguarda la documentazione relativa ai decenni a noi più vicini. Sull'arma mancano, a parte alcuni lavori di tono agiografico, ricerche storiografiche, ricostruzioni cronachistiche, analisi sociopolitiche. Mancano infine contributi di analisi e di approfondimento anche da parte delle forze politiche presenti in parlamento, chiamate ogni anno ad approvare ingenti stanziamenti a favore dell'arma e incaricate dalla Costituzione di sovraintendere- attraverso le commissioni parlamentari della difesa- a tutto quanto avviene all'interno delle forze armate. Unica eccezione la relazione di minoranza sulle vicende. del Sifar elaborata da un gruppo di parlamentari democratici nel corso della V legislatura. L'autore ha'affrontato queste difficoltà cominciando a lavorare sulle notizie minori redatte dai vari comandi dell'arma, diffuse attraverso le pubblicazioni dirette agli appartenenti al corpo. Ha cercato di trarre dalle numerosissime, minute cronache sulle vicende dell'arma, apparse sulla stampa quotidiana a partire dagli anni '60, una visione d'insieme, delle ipotesi sulla sua evoluzione nel corso degli ultimi quindici anni. Ha confrontato tali ipotesi con le testimonianze di militanti e di giornalisti, con quanto hanno voluto dire alcuni appartenenti all'arma- pochi per la verità vicini al processo di democratizzazione delle forze armate. Cosi, analizzando i molteplici elementi che hanno costituito la vita dell'arma, individuando i principali meccanismi che determinano il suo funzionamento, le gerarchie che la dirigono, gli umori che la pervadono e l'ideologia che la guida, ricomponendo in un quadro complessivo una mole di notizie e di testimonianze difficilmente interpretabili se isolate le une dalle altre, è stato costituito questo primo inquadramento della vita della benemerita dal 1962 ad oggi. L'affermarsi del potere di De Lorenzo, il suo tentativo di uscire dal corretto ambito tradizionale, i problemi della successione, le infiltrazioni dei servizi segreti, il progressivo allargarsi dei rapporti con gli istituti politici, formano gli argomenti principali del volume e rubricano, sia pure partendo da un ordine cronologico, i nodi principali dell'attività complessa e delicata dell'arma dei carabinieri nella vita politica e amministrativa del Paese.… (mais)
 
Marcado
BiblioLorenzoLodi | Jan 25, 2017 |
Il più disastroso terremoto mai avvennuto in Europa, quello del 28 dicembre 1908 rade al suolo Messina e Reggio Calabria, con il suo tragico bilancio di morti (quasi centocinquantamila) supera di gran lungo la catastrofe che qualche anno prima ha distrutto San Francisco.
 
Marcado
BiblioLorenzoLodi | Feb 26, 2015 |

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