M. Pia Ammirati

“Io non sono all’inferno, perché almeno qualcosa sentirei, io sono in un luogo che non esiste, come se una mano mi tenesse sospesa a mezz’aria”

Piccolo racconto, riadattato da una precedente pubblicazione, in cui l’autrice prova a descrivere le sensazioni che si potrebbero provare entrando in uno stato di incoscienza perdurante, altrimenti detto coma. È la vittima stessa che, dopo aver preso coscienza della sua condizione, da quella specie di limbo sospeso in cui è costretta, racconta i suoi pensieri, le sue speranze, i suoi cedimenti. È indubbiamente un argomento ostico, noi possiamo solo immaginare cosa si possa provare in frangenti del genere senza nessun tipo di certezza al riguardo. Sembra per cui un tentativo apprezzabile questo che, senza scadere eccessivamente nel sentimentalismo e pur cedendo alla tentazione del lieto fine, fa comunque riflettere su questo tipo di situazioni, anche in rapporto a chi è stato costretto dalla vita a subirle giornalmente, con particolare riferimento, in questo caso, a chi rimane prigioniero in questo spazio indefinito…… (mais)